Papa Francesco ha deciso di andare fino
in fondo nella battaglia contro gli abusi sessuali nella Chiesa:
così, dopo aver dato il via libera agli arresti in Vaticano per l'ex
nunzio apostolico in Repubblica Dominicana, Jozef Wesolowski, ha
deciso la rimozione di un altro vescovo. Si tratta di monsignor
Rogelio Livieres Plano, 70 anni, membro dell'Opus Dei, alla guida
fino a ieri della diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay.
Diverse sono le questioni che lo
riguardano: la copertura di un sacerdote accusato di abusi sessuali,
vicario della diocesi fino a poco tempo fa; una cattiva gestione
finanziaria anche dei seminari con sospetto di malversazione di
fondi; una conflittualità aperta con l'episcopato del Paese
latinoamericano accusato di essere troppo vicino alla teologia della
liberazione; poi nell'estate scorsa ha dato dell'omosessuale al
vescovo di Asunciòn, monsignor Pastor Cuquejo, che lo invitava a
riaprire le indagini sul suo vicario, Carlos Urrutigoyti.
Ieri è arrivata la decisione del Papa
successiva a una vista apostolica realizzata alla fine di luglio dal
cardinale Santos Abril y Castellò, presidente, fra l'altro, della
commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, che ha indagato su
tutta la situazione. Quindi Francesco “ha provveduto
all'avvicendamento” perché a quanto pare il vescovo Livieres non
voleva affatto dimettersi. E' quanto emerge dalla nota diffusa dalla
nunziatura apostolica in Paraguay ieri mattina: “il
provvedimento pontificio è stato reso necessario dalla mancanza di
disponibilità del vescovo Livieres a presentare la propria rinuncia,
come gli era stato chiesto il dicastero competente, vale a dire la
Congregazione dei vescovi dopo la visita apostolica del passato mese
di luglio”. Insomma è stato scontro duro fra il vescovo e la Santa
Sede.
Nei
giorni scorsi Livieres è venuto a Roma dove ha avuto alcuni incontro
con i responsabili vaticani ma evidentemente non ha voluto mollare di
un centimetro dalle sue posizioni. Del resto ha sempre difeso padre
Urrutigoyti dalle accuse di abusi sessuali e ha intensificato il
fuoco delle polemiche contro il resto dell'episcopato paraguayano. E
però già al termine della visita apostolica di luglio gli era stata
vietate ogni altra ordinazione sacerdotale. Quindi il papa ha
“nominato amministratore apostolico” di Ciudad del Este,
monsignor Ricardo Jorge Valenzuela Ríos, vescovo di Villarrica del
Espíritu Santo”.
“La gravosa decisione della Santa Sede,
ponderata da serie ragioni pastorali – afferma il comunicato - è
ispirata al bene maggiore
dell’unità della Chiesa di Ciudad del Este e alla comunione
episcopale in Paraguay”. Insomma la tensione è stata alta come si
deduce anche dalla richiesta del papa “al clero e a tutto il Popolo
di Dio di Ciudad del Este di voler accogliere i provvedimenti della
Santa Sede con spirito di obbedienza, docilità e animo disarmato,
guidato dalla fede”. Avverrà in ogni caso che l'amministratore
apostolico – in attesa dell'elezione del nuovo vescovo – verrà
accompagnato nella sede di Ciudad del Este dal nunzio apostolico,
monsignor Eliseo Antonio Ariotti, per garantire “serenità” e “le
adeguate misure di continuità amministrativa e pastorale”; insomma
a Roma non si scherza più a quanto pare.
D'altro canto la vicenda di
padre Urrutigoity, il
sacerdote di origini argentine
accusato di abusi e protetto da monsignor Livieres, è complicata e
inquietante. Da molti anni in ambienti ecclesiali girano voci sulle
sue tendenze, la diocesi di Scranton (Pennsylvania) , negli Stati
Uniti – dove il prete ha operato fino al 2002 - ha denunciato
pubblicamente il problema e ha informato della pericolosità del
sacerdote la diocesi di Ciudad del Este.
Ma, ancora prima, Urrutigoity, aveva
provato a frequentare i seminari della Fraternità di San Pio X,
ovvero i lefebvriani; anche da lì alla fine era stato allontanato e
fu il Superiore della Fraternità, Bernard Fellay, ad avvertire il
vescovo di Scranton del problema. A Scranton intanto il prete
argentino fondò una associazione ultraconservatrice, la Società di
San Giovanni, che poi fu sciolta. Da lì il problema si spostò in
Paraguay.
Quest'articolo è stato pubblicato sul Secolo XIX del 26 settembre
Francesco Peloso
Nessun commento:
Posta un commento