Il cardinale Angelo Bagnasco ha aperto
l'assemblea della Cei ad Assisi con un duro attacco su unioni civili
e matrimoni omosessuali, respingendo in modo netto ogni ipotesi di
apertura legislativa in questo senso; il papa – da parte sua - nel
messaggio indirizzato ai vescovi italiani, li ha invitati ad essere
in primo luogo attenti ai loro sacerdoti, a seguirli e a favorire la
formazione permanente, affinché non restino in campo solo preti
funzionari o clericali che cercano lontano da Dio la “propria
consolazione”. E questo del resto è il tema al centro dei lavori
dell'assemblea, lo stesso Bagnasco ne ha parlato poi nel suo
intervento senza uscire però da considerazioni di carattere
generale.
L'arcivescovo di Genova nella
tradizionale prolusione con la quale ha aperto i lavori dell'assise
che si tiene alla Domus Pacis, nei pressi della basilica di Santa
Maria degli Angeli, ad Assisi, ha preso il via dal recente sinodo
svoltosi in Vaticano per l suo affondo sui temi della famiglia. Il
cardinale ha infatti definito quest'ultima “chiesa domestica,
grembo della vita, palestra di umanità e di fede, soggetto portante
della vita sociale. Essa è sorgente di futuro”. E proprio per
questo “è irresponsabile” indebolirla “creando nuove figure –
seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di
confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di
classica memoria – per scalzare culturalmente e socialmente il
nucleo portante della persona e dell’umano”.
Quindi ha affermato Bagnasco “l’amore
non è solo sentimento – è risuonato nell’Aula sinodale – è
decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere
o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i
soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una
mamma”.
Le parole del cardinale hanno un doppio
significato: da una parte guardano al dibattito interno alla Chiesa,
dall'altra si rivolgono all'esterno. In particolare il porporato ha
voluto dare voce a quella parte della Chiesa italiana che si
riconosce nell'eredità lasciata dal cardinale Ruini che rivendica
una feremzza assoluta sui principi etici; secondo tale linea non è
possibile dare nessuno tipo di consenso al riconoscimento né dei
matrimoni omosessuali - e qui c'è ampio accordo nella Chiesa – né
alle unioni civili. Al sinodo sulla famiglia monsignor Bruno Forte,
vescovo di Chieti e teologo, aveva invece definito un fatto di
civiltà la possibilità di dare veste legislativa ai diritti delle
coppie dello stesso sesso.
E' noto per altro che una proposta di
legge in questo senso è stata avanzata dal governo e che, almeno
sulla carta, avrebbe oggi una larga maggioranza parlamentare;
tuttavia il cardinale Bagnasco ha voluto con quelle parole pure
rivolgersi alla politica e a quei sindaci che hanno riconosciuto i
matrimoni omosessuali contratti all'estero. Bagnasco ha poi rivolto
uno speciale ringraziamento alle famiglie italiane in quanto esse
sono “titolo di onore e di speranza per la nostra Terra”. .
Quindi è tornato a parlare di una crisi economica drammatica che
colpisce la struttura industriale – che non deve lasciare il Paese
- e l'occupazione giovanile in modo specifico e ha chiesto alla
politica di rifondarsi.
Il Papa ha invece interamente dedicato
il suo messaggio al tema della formazione e della vita dei preti e ha
sottolineato come possa
accadere “che il tempo intiepidisca la generosa dedizione degli
inizi e, allora, è vano cucire toppe nuove su un vestito vecchio:
l’identità del presbitero, proprio perché viene dall’alto,
esige da lui un cammino quotidiano di riappropriazione, a partire da
ciò che ne ha fatto un ministro di Gesù Cristo”.
“Fratelli
– ha scritto Bergoglio nel suo messaggio - voi sapete che non
servono preti clericali, il cui comportamento rischia di allontanare
la gente dal Signore, né preti funzionari che, mentre svolgono un
ruolo, cercano lontano da Lui la propria consolazione”. Un
riferimento trasparente alla necessità di una riforma profonda della
vita sacerdotale per un clero spesso incapace di stare tra la gente.
Francesco ha quindi invitato l'assemblea della Cei a “tratteggiare
nuovi itinerari di formazione permanente” costruendo “vite
formate secondo il Vangelo, custodite nella disciplina quotidiana,
nell’orazione, nella custodia dei sensi nella cura di sé, nella
testimonianza umile e profetica; vite che restituiscono alla Chiesa
la fiducia che essa per prima ha posto in loro”.
(Quest'articolo
è stato pubblicato sul Secolo XIX)
Francesco
Peloso
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