Quest'articolo è stata pubblicato su Linkiesta. Strano Paese davvero questo, dove le
coincidenze diventano quasi un'ossessione e la storia si ripete di
continuo perché nulla passa o cambia mai fino in fondo. Così, a 15
anni dal grande Giubileo del 2000, ecco un altro anno santo e di
nuovo una cricca grandi opere e grandi eventi che specula a mani
basse sugli appalti, senza contare – parallelamente - la sempiterna
discussione su chi deve fare il commissario per il nuovo Giubileo
indetto da papa Francesco.
I fatti s'incrociano, le date si
accavallano, gli uomini cambiano – ma fino a un certo punto – le
reazioni del mondo politico rimangono però le stesse. Certo c'è
anche qualche differenza rispetto ad allora: Bergoglio non ha
avvertito tutti dell'iniziativa che stava per prendere, l'ha
annunciata a sorpresa il 13 marzo, anniversario della sua elezione,
mentre la data d'inizio dell'anno santo è il prossimo 8 dicembre.
Appena 9 mesi fra una data e l'altra, così non c'è tempo per
mettere in cantiere parcheggi multipiano e multimiliardari, strutture
d'accoglienza, una pioggia d'interventi sulla viabilità e la
moltiplicazione di appalti e appaltini come fossero pani e
pesci. Il problema principale sarà garantire un minimo di ordine in
una capitale già soffocata dal caos quotidiano nel momento in cui
milioni di fedeli si riverseranno comunque su Roma e sul Vaticano.
Certo, dal sistema alberghiero, al commercio, alla ristorazione, per
la città il Giubileo è comunque un evento da non perdere, e
tuttavia l'annuncio del papa - di fatto a sorpresa non concordato
anni prima con le autorità italiane - pone un limite oggettivo a
ogni tentativo di speculazione.
Le reazioni della classe politica alla
novità non sono state proprio esemplari: come un riflesso
condizionato è scattata la corsa affannosa alla nomina di un
commissario per l'anno santo sulla misericordia. E non sono bastate a
tranquillizzare le rassicurazioni del Vaticano in merito al fatto che
il Giubileo di Bergoglio sarà un anno di confessioni, di perdono, di
accoglienza spirituale verso tutti (insomma non si assisterà a una
sequenza di appuntamenti spettacolari). Anche perché sul Soglio di
Pietro siede una star della comunicazione globale, un personaggio che
- per la carica innovativa con la quale governa la Chiesa universale
– è capace di attirare folle imponenti di fedeli. Di conseguenza
il messaggio di apertura al mondo lanciato da Bergoglio, coinvolge
comunque l'Italia e la sua capitale che dovranno misurarsi in poco
tempo con un grande evento mondiale.
Nel frattempo
il sindaco di Roma Ignazio Marino ha cercato di mantenere la
titolarità piena rispetto alla gestione organizzativa dell'anno
santo mentre il governo sta cercando – non fidandosi – di
sfilargliela. Per questo si
è anche fatto il nome di
Franco Gabrielli, attuale responsabile della protezione civile, come
prossimo prefetto per la Capitale – e quindi ipotetico commissario
ombra. Nel frattempo è stata
tirata fuori dal cilindro l'idea classica di una 'cabina di regia'
per gestire l'evento. Ma la memoria già corre a Guido
Bertolaso, ex sottosegretario di Berlusconi e celebre responsabile
della protezione civile. Compariva sempre davanti alle telecamere in
pull over blu scuro, una difesa informale che dimostrava
l'operatività effettiva, un uomo pronto a immergere gli stivali nel
fango insieme ai suoi, quasi una raffigurazione plastica della
retorica del fare. Che tempi. Poi si venne a sapere che lui, il
presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici Angelo
Balducci, l'imprenditore Diego Anemone e altri – fra cui i
funzionari pubblici Mauro della Giovampaola e Fabio de Santis - ,
facevano parte della celebre cricca, quella che gestiva gli appalti
delle opere straordinarie per i grandi eventi, e in questi ultimi era
coinvolto fino in fondo il Vaticano.
La grande alleanza fra alcuni uomini
della cricca nacque ai tempi del Giubileo del 2000, prova generale di
tutti i grandi eventi successivi (sindaco di Roma e commissario del
Giubileo era Francesco Rutelli, Luigi Zanda, attuale capo dei
senatori Pd, guidava l'Agenzia per il Giubileo, la struttura pubblica
che doveva gestire i flussi di pellegrini. La gestione dell'anno
santo non fu macchiata da indagini gravi, ma si formò allora un
nucleo di potere e una pratica dell'intervento straordinario). La
regola aurea che presiede tutte le grandi opere è una: procedure
straordinarie per tagliare i tempi della burocrazia, in tal modo,
però, saltano quasi sempre anche i controlli, la trasparenza sui
costi e le gare d'appalto regolari. Tutto è deciso d'imperio in nome
di un fine superiore: i mondiali di nuoto, il G8 della Maddalena, e
in tempi più recenti l'Expo.
Balducci con altri personaggi coinvolti
nelle indagini era consultore di Propaganda fide, il dicastero
vaticano delle missioni che può contare su un vastissimo patrimonio
immobiliare; quest'ultimo fu poi al centro di diversi interventi
della magistratura in relazione a scambi di favori che coinvolgevano
politici e ministri. E come dimenticare che per il Vaticano a gestire
il Giubileo fu all'epoca monsignor Crescenzio Sepe, poi premiato da
Wojtyla con la porpora cardinalizia e successivamente con il
prestigioso incarico a di prefetto proprio della Congregazione per
l'evangelizzazione dei popoli (Propaganda Fide)? Oggi Sepe è
arcivescovo di Napoli città nella quale sabato prossimo si recherà
n visita papa Francesco.
A Roma del favoloso Giubileo del 2000 è
rimasta un'opera in particolare: uno gigantesco parcheggio scavato
nella montagna del Gianicolo dietro San Pietro che doveva servire ad
accogliere migliaia di pullman e di auto di pellegrini per tutto
l'anno, la soluzione definitiva all'invasione di bus turistici. Costò
80 miliardi di lire, metà a carico del Vaticano metà pagati dallo
Stato italiano, oggi è un'opera sostanzialmente inutilizzata. Negli
anni successivi vennero fuori i conti allo Ior della cricca che aveva
un suo cassiere, don Evaldo Biasini (Congregazione del preziosissimo
sangue), e poi gli appartamenti d Propaganda fide usati come merce di
scambio politica. Alla fine nel tentativo estremo di difendere
Bertolaso, il Vaticano organizzò un'udienza speciale per Bertolaso e
tutta la protezione civile nell'Aula Paolo VI alla presenza del papa
e del Segretario di Stato Tarcisio Bertone e dell'immancabile Gianni
Letta, braccio destro del Cavaliere e gentiluomo di sua Santità a
sua volta.
Altri tempi, ma fino a un certo punto
se è vero che ancora oggi un cardinale come il sudafricano Wilfrid
Fox Napier, ha detto che Propaganda Fide non vuole adeguarsi alle
riforme della Curia vaticana voluta dal papa. E intanto il nuovo nume
tutelare delle grandi opere, Ercole Incalza, dirigente del ministero
per le Infrastrutture, finisce in manette. Il ministro dello stesso
dicastero, Maurizio Lupi, scuola ciellina doc, lo aveva difeso solo
pochi mesi fa in Parlamento e nelle intercettazioni pubblicate in
questi giorni Lupi come minimo non ci fa una bella figura. E pensare
che appena il 7 marzo scorso, insieme a decine di migliaia di membri
della Fraternità di Comunione e liberazione, il ministro era andato
in piazza San Pietro per incontrare il papa. I tempi cambiano ma le
storie si ripetono.
Francesco Peloso
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