(Articolo scritto per L'Unità) - Le stanze vuote dell'appartamento
pontificio situato nella terza loggia del palazzo apostolico, sono
forse il simbolo più evidente di un cambio d'epoca già in atto ma
ancora non percepito fino in fondo al di fuori delle mura vaticane.
Da quanto Francesco ha deciso di abitare nella residenza di Santa
Marta, posta all'interno della città leonina ma di norma usata per
ospiti in visita nei sacri palazzi, qualcosa nel rapporto
inossidabile e regolato da norme non scritte fra il papa e la Curia,
s è rotto. I cerimoniali sono saltati sostituiti da più normali
abitudini, pranzi in comune, visite a sorprese; da una vita quasi
normale insomma, per quanto normale possa essere la vita di un papa
super impegnato.
L'Appartamento con la a maiuscola era
stato il luogo privilegiato dell'ultimo scandalo – le carte rubate
dall'assistente di camera Paolo Gabriele - diventando infine prigione
dorata per il papa-teologo e studioso che non riusciva a governare la
matassa dei giochi di potere, delle rivalità, delle cortigianerie.
Problemi e trafugamenti di documenti non sono finiti naturalmente, ma
il processo innescato da Bergoglio non si è fermato, nemmeno dopo
gli ultimi, durissimi ma anche intesi e ricchi, mesi. Papa Francesco
gode di consenso e buona fama, è uno dei protagonisti della storia
che viviamo, non per questo non ha commesso errori. Di certo la
famosa Commissione creata subito dopo la sua elezione (forse in modo
tropo frettoloso) con l'obiettivo di studiare i problemi
economico-amministrativi del Vaticano (la famosa Cosea), era
infiltrata - oggi lo sappiamo con certezza – da personalità
dubbie o infedeli. Ma in ogni caso, al di là dello specifico, quel
che emerge dall'insieme di vicende ancora troppo immerse nella
cronaca per diventare storia, è di certo un duello - a volte
silenzioso, a volte alla luce del sole – fra questo papa argentino
e gli alti apparati curiali che si sono mostrati in ampia misura
refrattari a mutamenti di forma e di sostanza.
Le domande sul caso Bertone
Di questa stagione rimangono alcune
domande cui bisognerà ancora attendere per trovare risposte
adeguate. Come per esempio quella relativa a un rapporto personale
prima ancora che politico - costruito in anni di collaborazione alla
Dottrina della fede - fra Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato,
il famoso cardinale Tarcisio Bertone; famoso oramai da un paio
d'anni, per un appartamento troppo grande ristrutturato con denari
non suoi (ora in buona misura restituiti o donati che di si voglia).
Se la vicenda dimostra l'uso personale o esclusivo delle risorse
vaticane (comportamento per altro assai diffuso nei sacri palazzi), i
limiti di Bertone furono però altri: di governance interna
nell'incapacità di gestire il rapporto con la Chiesa italiana
ruiniana che gli si rivoltò contro (in una contesa di potere tutta
fra 'destre' ecclesiali per così dire); in una certa
approssimazione, in un provincialismo, sul piano diplomatico e
internazionale; nell'idea che la grande pancia della Chiesa alla fine
fosse ancora in grado di riassorbire tutto, anche le crisi, gli
scandali, i problemi.
C'è insomma il rischio che a forza di
parlare di appartamento si perda di vista l'essenziale: il declinare
di un modo d'essere di un'istituzione consumata in meccanismi,
comportamenti e omertà ormai inadeguati ai tempi. In tal senso
Bertone è solo uno dei protagonisti di quanto è avvenuto, e non per
forza il più scaltro, a giudicare dai fatti.
La malattia e la cura
Francesco è passato nel frattempo
dalla guerra lampo della prima parte del pontificato, a una guerra di
posizione più adatta a una fase in cui dalle parole bisognerà
necessariamente passare ai fatti. Da un anno all'altro, il papa in
un'occasione tradizionale come quella degli auguri di Natale alla
Curia, prima ha indicato le 15 malattie di cui essa è o potrebbe
essere affetta (nel 2014), e quest'anno ha detto quali sono “gli
antibiotici”, cioè le 24 virtù da seguire per non ammalarsi.
E che ce l'avesse con alti funzionari,
prelati e cardinali vari, lo si è capito bene quando, poco prima,
rivolgendosi ai dipendenti della Santa Sede, i lavoratori del
Vaticano nell'idea bergogliana, ha detto: “mentre mentre vi
ringrazio, voglio anche chiedervi perdono per gli scandali che ci
sono stati nel Vaticano. Ma vorrei che il mio e il vostro
atteggiamento, specialmente in questi giorni, fosse soprattutto
quello di pregare, pregare per le persone coinvolte in questi
scandali, perché chi ha sbagliato si ravveda e possa ritrovare la
strada giusta”. Fra le virtù da seguire, poi, rivolgendosi invece
alla Curia, ha indicato la sobrietà in questi termini: “La
sobrietà – ultima virtù di questo elenco non per importanza – è
la capacità di rinunciare al superfluo e di resistere alla logica
consumistica dominante. La sobrietà è prudenza, semplicità,
essenzialità, equilibrio e temperanza. La sobrietà è guardare il
mondo con gli occhi di Dio e con lo sguardo dei poveri e dalla parte
dei poveri”. Non solo una norma etica, ma un'idea di Chiesa.
Avranno gradito i vari cardinali l'ennesima ramanzina del papa? C'è
da dubitarne.
L'abbozzo della nuova Curia
La riforma istituzionale procede
intanto con pazienza chirurgica, e tuttavia un primo scheletro della
nuova Curia vaticana ormai s'intravede. Il Papa è coadiuvato
nell'opera di governo dal gruppo di 9 cardinali in rappresentanza di
diversi continenti e realtà vaticane più importanti (C9), sul
fronte finanziario sono nate varie strutture, ma le principali sono
la Segreteria per l'Economia e il Consiglio per l'economia che
dovranno pianificare spese, bilanci e verificare che non vi siano
irregolarità. In bozza ci sono due nuovi dicasteri che accorpano più
organismi: il primo nel quale rientreranno le strutture, fino ad ora
divise, dedicate a famiglia, laici e vita; un altro 'sociale' che
comprenderà le materie relative a migranti, giustizia e pace,
operatori sanitari e 'Cor Unum' (attività caritative). È nato poi
un organismo che si occupa della tutela dei minori (figlio anche
degli scandali sugli abusi sessuali), e sta prendendo forma una nuova
Segreteria per la comunicazione che dovrà coordinare tutti i media
vaticani.
Ma dato che il cantiere è un work in
progress, presto vedrà la luce una commissione il cui compito sarà
quello vagliare la situazione di tutti gli ospedali cattolici (troppo
spesso al centro di problemi amministrativi o malversazioni), e una
nuova commissione economica della quale faranno parte i
rappresentanti dei più importanti organismi vaticani (segno che le
cose vanno ancora approfondite). Se questa è l'ingegneria
istituzionale, la prossima riunione del C9, in programma per l'8 e il
9 febbraio, dovrà parlare invece di decentramento e sinodo, di come
insomma la Chiesa dovrà assumere non tecnicamente ma
sostanzialmente, una forma nuova, partecipativa. Non è poco,
soprattutto se si pensa che è in corso anche il Giubileo, e intanto
nei vecchi 'ministeri' vaticani, il malcontento cova sotto le ceneri.
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